Leggenda dell'albero di Natale

 

 

1^ laggenda

Testo a cura di: Alessia de Falco e Matteo Princivalle

Tanto tempo fa, durante una notte d’inverno, un ragazzo fu mandato dalla madre a tagliare qualche ceppo di legna
nel bosco. Infatti, i due erano rimasti senza legna da bruciare e stavano morendo di freddo.
Il giovane prese con sé un lanternino e la sua accetta, poi si addentrò nel bosco con un piccolo slittino
da caricare di legna.
Mentre camminava nel bosco, il ragazzo inciampò in una radice: finì disteso nella neve con il suo lanternino,
che si spense. Solo e senza luce, il piccolo taglialegna cercò di ritrovare la strada di casa a tentoni,
ma si perse nel bosco. Girovagò per un’ora nell’oscurità, poi, sfinito, si accasciò accanto al tronco di un’abete.

“Povero ragazzo” pensò l’abete “nessuno dovrebbe patire il freddo nel bosco”. Così, chinò i suoi rami fino a
toccare terra e li avvolse intorno al tronco, in modo da proteggere il piccolo taglialegna dal gelo.
In questo modo, protetto dalle fitte fronde dell’abete, il giovane riuscì ad addormentarsi e a sopravvivere al
gelo.
Al sorgere del Sole, la madre del ragazzo, insieme ai suoi amici, si addentrò nel bosco per cercarlo.
Lo trovarono ancora addormentato, avvolto nei rami dell’abete. La luce del Sole faceva scintillare il ghiaccio
sui rami, che sembravano coperti d’oro e di diamanti. Il ragazzo, per ringraziare l’albero che gli aveva salvato
la vita, piantò un piccolo abete nel giardino di casa e lo addobbò con ghirlande e festoni. Così nacque
l’usanza dell’albero di Natale.

 


2^ leggenda

C’era una volta un bosco coperto di neve. Quando giunse l’inverno, i taglialegna cominciarono ad abbattere
gli alberi e a ricavare i ciocchi di legna da bruciare nei camini. Per primi tagliarono i faggi, poi i castagni
e infine i pini e i larici. Uno alla volta, tutte le piante del bosco vennero tagliate, con loro somma gioia:
infatti, gli alberi erano felici di trasformarsi in fuoco e calore.

A dicembre, nel bosco era rimasto solo un piccolo abete: era alto come un uomo e il suo tronco era esile e storto.
“Nessuno ti prenderà” gli aveva detto un faggio.
“Sei così piccolo e brutto che nessuno ti vorrà nel suo camino” gli aveva detto un castagno.
“Mi vergogno di essere un tuo parente” gli aveva detto un pino.
E infatti, nessun taglialegna si era preso la briga di tagliarlo e di ricavarne dei ciocchi: così, il povero abete
era rimasto solo, a piangere nel gelido inverno.

Una notte, un angelo che passava di lì udì il pianto dell’abete e decise di mettere fine alle sofferenze di quel
povero alberello. Tempestò l’abete di luci scintillanti e pose sulla sua sommità una stella d’oro, poi lo avvolse
in un chiarore fatato. La mattina, quando i bambini del paese uscirono per giocare, videro da lontano il piccolo
abete e corsero a guardarlo da vicino. Tutti rimasero incantati dalle luci di quell’albero al punto che i
taglialegna si misero a scavare e, con molta attenzione, lo portarono via con tanto di radici.
Lo piantarono in un grande vaso nella piazza del loro paesino, in modo che tutti potessero ammirare le sue
decorazioni luminose. E così, quell’abete che era stato tanto bistrattato ebbe l’onore più grande di tutti:
portò la luce e la gioia agli uomini. Era nato l’albero di Natale.

 

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